Jemima
di Sara Bianco, sede di Wanging'ombe
Ad Ilembula c’è una scuola che accetta bambini e ragazzi con disabilità, a patto che siano autosufficienti nelle loro attività quotidiane. Non è scontato qui, in Tanzania, dove la maggior parte dei bambini è costretto a casa. È una scuola residenziale, i ragazzi studiano insieme e poi vivono lì e tornano a casa per le vacanze.
I disabili hanno una zona dedicata a loro, in modo che sia più facile seguirli. Con loro lavorano delle operatrici specializzate e, una o due volte alla settimana, delle operatrici di Inuka CBR vanno alla scuola per fare della terapia “a domicilio” ai ragazzi in carico al centro. Una volta alla settimana noi volontari andiamo alla scuola nel pomeriggio per giocare con loro.
Ed è lì che ho conosciuto Jemima.
Jemima l’avevo già vista ad Inuka qualche mese prima ma non mi aveva colpito più di altri bambini. Jemima è una ragazza, ha 14 anni. È affetta da paralisi cerebrale infantile i cui sintomi le impediscono di camminare, parlare, usare le mani e persino stare in piedi da sola. Però Jemima è una ragazza intelligente, affettuosa, simpatica ed ironica. Ha avuto una fortuna, ha una mamma speciale. Mama Jemima con la sua bambina frequentano il servizio di Inuka da quando Jemima ha 3 anni. La sua mamma non ha mai smesso di fare gli esercizi e quando Jemima è cresciuta le ha comprato un girello, che le permette di stare in piedi e muoversi in autonomia.
Quando al centro le è stato detto che per Jemima sarebbe stato utile relazionarsi con altri bambini e ragazzi ha fatto subito richiesta alla scuola di Ilembula. Il problema si è posto dal momento in cui Jemima, a causa della sua disabilità, non è autosufficiente per cui non avrebbe potuto essere ammessa alla scuola. Mama Jemima allora si è proposta per lavorare all’interno della scuola, nella sezione dei disabili, per prendersi cura della sua bambina ma anche degli altri bambini che vivono da soli.
Quando andiamo alla scuola Mama Jemima partecipa sempre alle nostre attività: canta, balla, disegna e gioca a bowling con noi. Anche Jemima canta, gioca, balla e si diverte quando stiamo insieme, passa del tempo con gli altri ragazzi e tutti le vogliono bene.
Poche settimane fa sono venute per due settimane di terapia ad Inuka. Mama Jemima ha chiesto se esiste un girello più grosso per sua figlia, perché quando crescerà non ci starà più. Al momento non c’è. Allora, nonostante le poche aspettative degli operatori, Mama Jemima ha deciso di iniziare a far esercitare Jemima a camminare e stare in piedi per imparare ad usare un girello da adulti. Ogni giorno, con costanza, ha fatto gli esercizi e sono sicura che li stia facendo anche ora a casa.
Mama Jemima è un esempio per tutte le mamme che sono qui ad Inuka, non si è mai persa d’animo ed è stata la prima ad avere fiducia nelle possibilità della sua bambina. Il primo passo perché un bambino impari qualcosa di nuovo è credere che possa farcela. Non so se Jemima imparerà a camminare o no, ma a me lei e la sua mamma hanno insegnato che la gioia, la perseveranza e l’amore sono le basi su cui costruire dei piccoli miracoli quotidiani.