Il Dìa de los Muertos a Huatajata

Alice, SCU Bolivia 2022

Día de Muertos es alegría…¡pues ni la muerte nos separa de los que amamos!


Il Día de los Muertos è una festività molto sentita in Bolivia. Si festeggia nei primi due giorni di novembre, ma i preparativi iniziano con largo anticipo, e già dalla settimana prima si sente nell’aria un’atmosfera particolare.
Questa festività viene celebrata solamente in alcuni Paesi dell’America Latina, tra cui Messico, Guatemala e Bolivia, ed è sorprendentemente diversa dalla nostra giornata di Ognissanti.
Sebbene sia una festività cattolica, si percepisce una forte connessione con la cultura Aymara, che ha radici antiche e usanze folkloristiche molto particolari, quasi uniche, tant’è che ogni pueblo ha le proprie tradizoni e i propri costumi.
Si crede che nel Día de los Muertos le anime dei propri cari defunti facciano ritorno nel mondo dei vivi, e quindi insieme ad esse – e in loro onore – si prega e si festeggia.
La nostra esperienza del Día de los Muertos qui a Huatajata è stata estremamente autentica e immersiva.
Abbiamo iniziato già dalla settimana prima a preparare chili e chili di pane per alcune abuelitas del paese, sfruttando il laboratorio di panificazione del centro Taypi Warminaka. Il pane infatti, cucinato in varie forme (chiamate ofrendas), scopriremo poi essere uno dei grandi protagonisti del Dia de los Muertos.
Il primo novembre lo si trascorre in casa, dove viene allestito un altare in onore del defunto, addobbato con canne da zucchero, pane, frutta, dolci, bevande, e tutto ciò che ad egli piaceva (incluso birra – rigorosamente Paceña – sigarette e foglie di coca).
Si ritiene che l’anima del defunto faccia visita alla famiglia alle 12 in punto, per rimanervi per 24 ore.
Molto particolare è il tantawawa, termine Aymara che deriva dalle parole tanta (pane) e wawa (bambino). Si tratta di un pane piuttosto grande a forma di umano, che viene collocato sull’altare, a rappresentare il defunto.
Oltre al tantawawa, vengono realizzati pani di forme diverse (cavalli, scale, lama…), ognuna con un significato differente. Il cavallo e il lama, ad esempio, aiutano il defunto a trasportare nell’aldilà ciò che gli è stato donato in queste giornate; la scala lo aiuta nella sua ascesa verso il cielo.
Le canne da zucchero che addobbano l’altare, invece, simboleggiano il bastone che accompagnerà l’anima nel suo viaggio verso l’aldilà.
È tradizione fare visita alle varie case e pregare in onore del defunto. Una volta terminata la preghiera, si dirà ad alta voce Que se reciba la oración a cui i familiari risponderanno Que se reciba la oración. A colui che ha pregato, in segno di ringraziamento, verranno donati frutta e pane, ma anche dolci, biscotti, fette di torta (che rappresentano le bare in cui il defunto riposa), o canne da zucchero. Si ritiene infatti che attraverso la preghiera, i vari doni possano raggiungere l’anima del defunto.
Dopo aver pregato, è usanza trascorrere del tempo in compagnia della famiglia (e del defunto, aggiungerei), chiacchierando, brindando insieme, masticando foglie di coca. Il tutto viene accompagnato da una particolare musica, suonata da bande che per l’occasione passano casa per casa, suonando strumenti tradizionali, come il tarka, uno speciale strumento a fiato che viene suonato solamente in questa festività.
Spesso i festeggiamenti proseguono fino all’alba del 2 novembre, quando l’altare viene trasferito al cimitero, sulla tomba del defunto. Lì si continua a pregare, regalare e ricevere frutta (ma anche pane e dolci), suonare, chiacchierare, brindare. A volte, vengono anche ingaggiati alcuni artisti che mettono in atto un piccolo spettacolo musicale!
A proposito di brindisi, i boliviani hanno un’usanza molto particolare: spesso si condivide lo stesso bicchiere, che viene fatto girare; prima di bere, ogni persona versa a terra una piccola parte della propria bevanda come dono alla pachamama.
Questi grandi festeggiamenti avvengono principalmente nei primi tre anni dalla morte della persona cara, dopodiché si continua a ricordarla ma in modo più intimo, in famiglia.
Come dicevo, per noi sono stati giorni intensi e bellissimi, in cui abbiamo avuto l’onore di immergerci totalmente in questa cultura e vivere a pieno un’esperienza così unica e autentica.
Abbiamo fatto visita a diverse case (invitati dalle persone con cui collaboriamo qui), pregato e festeggiato, osservato con curiosità e fascinazione questi usi e costumi così nuovi per noi.
Al cimitero di Huatajata c’era una bellissima atmosfera, di festa, era una limpida giornata di sole e moltissime persone (anche provenienti dalla città) si sono riunite per ricordare e festeggiare i propri cari che riposano qui. Siamo stati fermati da moltissime persone che ci chiedevano di pregare per i propri cari, per me è stato davvero affascinante e anche molto emozionante. Ho potuto scambiare qualche chiacchiera con alcune persone, molte delle quali mi hanno chiesto con curiosità come si celebrasse questa giornata in Italia (purtroppo, non avevo grandi cose da raccontare).
Per me, queste sono esperienze che rendono molto prezioso il mio tempo qui, per cui mi sento realmente fortunata e grata. Ho la possibilità di poter vivere a stretto contatto con una cultura completamente diversa dalla mia, conoscerne gli usi e costumi, entrarci in contatto, imparare e crescere.
Sicuramente porterò nel cuore questi giorni, che mi hanno lasciato molto. Ho anche avuto modo di pensare al concetto diverso con cui viene concepita la morte, ho pensato anche che l’anno prossimo mi piacerebbe importare questa tradizione nella mia famiglia. Chissà…

Alice (testo) ed Elena (Foto), in servizio presso la sede Gondwana Huatajata in Bolivia