Un poquito di Quito
di Camilla - Sede di Quito, Ecuador
Partire per il Servizio Civile è stata una scelta importante, dettata dalla voglia di scoprire, imparare e mettermi alla prova. Eppure, mai avrei immaginato quanto quest’esperienza avrebbe ridefinito le mie certezze e arricchito la mia visione del mondo.
L’inizio: tra dubbi e nuove certezze
Prima della partenza, ero animata da un mix di emozioni: entusiasmo, timore e una buona dose di confusione. Lasciare la mia zona di comfort per Quito non è stato semplice. Una volta arrivata, mi sono sentita finalmente più leggera, pronta a lasciarmi alle spalle le insicurezze iniziali. Tuttavia, il caos e la frenesia del lavoro nel Servizio Gesuita per i Rifugiati mi hanno subito messa alla prova. Mi sono resa conto che, mentre imparavo a gestire l’incertezza e a lavorare con poche risorse, crescevo anche come persona. In un contesto tanto fragile quanto determinato, ho compreso il significato di resilienza e solidarietà.
La comunità: un equilibrio inatteso
Vivere in una casa condivisa con altre persone, ognuna con storie e prospettive diverse, è stato un regalo inaspettato. Mi considero una persona riservata, abituata a camminare per la mia strada. Tuttavia, il rispetto e la premura naturali che ho trovato tra i miei compagni di casa hanno creato un senso di famiglia che raramente avevo sperimentato altrove. Non sempre è stato facile condividere i miei spazi e momenti, ma il nostro incastro, pur casuale, funziona.
Le difficoltà: scoprire i limiti e superarli
L’Ecuador, con la sua bellezza e complessità, mi ha posto davanti a sfide che non avevo previsto. La precarietà politica, economica e sociale si percepisce ovunque. Ogni giorno ci sono nuovi racconti di difficoltà, pericoli e ingiustizie che spingono a riflettere sul privilegio di cui godiamo in Europa. Mi ha colpito profondamente la speranza che animava le persone che ho incontrato, nonostante tutto. Anche il mio rapporto con la città di Quito è un mix: non è bellissima, ma la sto facendo mia, un passo alla volta.
Cosa ho imparato
Questi mesi mi hanno insegnato che non si può sapere tutto in anticipo e che la vita è un continuo processo di adattamento. Ho scoperto il valore della pazienza, una qualità che non mi apparteneva ma che qui sto sviluppando poco per volta. Ho imparato che accettare se stessi significa anche accettare gli altri, con tutti i loro difetti. La musica e la spiritualità, che permeano profondamente la cultura ecuadoriana, mi stanno aiutando a riscoprire lati di me che avevo trascurato.
Guardando avanti
Questa esperienza mi sta cambiando, giorno dopo giorno. Non so ancora quale direzione prenderò al termine del Servizio Civile, ma una cosa è certa: sto crescendo. Spero di continuare a imparare, ad adattarmi e a trarre il meglio da ogni difficoltà. Il mio augurio più grande? Che anche le persone che sto aiutando possano trovare una via verso la serenità, proprio come sto cercando di fare io.