Amazon quotes - Frasi sparse di gente amazzonica
di Irene e Carolina - Sede di El Coca
Il Sumak Kawsay no sirve de nada
Lo dice un tecnico della FAL, cinicamente parlando del “sumak kawsay”, letteralmente “buona vita”. Si tratta di un neologismo in lingua quechua che si presenta come proposta politica e culturale proveniente dal mondo indigeno negli anni ‘80. Questo concetto viene ripreso dal governo di Rafael Correa e inserito come principio fondamentale dello stato ecuadoriano dalla Costituzione del 2008, ma da questa affermazione sembra non aver sortito molto successo nella pratica e quotidianità della vita nelle comunità amazzoniche.
Las asambleas entre las empresas y las comunidades pasan muchas veces a ser una mesa de negociación
Dal 1998, l’Ecuador riconosce il diritto alla “Consulta ambientale libera, previa e informata” per le popolazioni indigene e campesinas nei casi di progetti che prevedono estrazione di risorse all’interno dei loro territori. Come dice un avvocato che da 20 anni lotta per i diritti collettivi e ambientali di queste popolazioni, spesso queste riunioni non permettono nessun tipo di scelta libera, con il giusto anticipo e la giusta dose di informazioni sulle conseguenze di questo tipo di attività. Le grandi industrie si confrontano esclusivamente con le necessità delle famiglie, comprando così con facilità interi territori e creando danni ambientali e rotture comunitarie per gli ecosistemi ambientali e sociali dell’Amazzonia.
Estamos sentados sobre la riqueza del Ecuador
Gli oleodotti sono dei lunghi tubi di metallo che portano petrolio dai diversi pozzi petroliferi dell’Amazzonia fino alla costa dell’Ecuador. Da lì, questo preziosissimo combustibile fossile, che rappresenta il principale ingresso economico dell’Ecuador, viene trasportato principalmente negli Stati Uniti. Nell’Oriente ecuadoriano, gli oleodotti sono parte integrante del paesaggio e infatti siamo sedute proprio su di loro mentre un tecnico del FEPP fa questa battuta. La presenza degli oleodotti nell’Amazzonia ecuadoriana è costante finchè si percorrono le vie di transito principali: vengono usati per sedersi quando si aspetta l’autobus, c’è chi li scavalca tutti i giorni per entrare a casa propria e i bambini giocano a camminarci in equilibrio, spesso finendo scottati dal calore del petrolio che scorre. La cattiva manutenzione degli oleodotti tende a causare i cosiddetti “derrames” (ne vengono riportati 3 a settimana[1]), ovvero perdite di petrolio direttamente nei fiumi o nella terra, provocando inquinamento e danneggiando la salute e la vita di tutti gli esseri viventi.
[1] https://es.mongabay.com/2023/06/huellas-de-medio-siglo-de-contaminacion-petrolera-no-remediada-en-ecuador/
Las plantas medicinales a la orilla de los ríos se están secando
Nel frattempo, gli anziani delle comunità, gli ultimi che ricordano com’era l’Amazzonia una volta, sono sempre più malati e stanchi. Lo shamano Kichwa che parla dei danni del derrame di aprile del 2020[1] nella sua comunità ancora sa riconoscere e utilizzare le piante medicinali che ora muoiono lungo le rive dei fiumi brillanti per il petrolio e il mercurio. Ma nel frattempo, crescono anche funghi capaci di mangiare le sostanze inquinanti[2]; i boschi continuano a rigenerarsi dopo l’abbattimento di alberi centenari; e nonostante il continuo sfruttamento economico nascono strategie, alleanze e nuove modalità di sopravvivenza. Le comunità continuano infatti a vivere lungo queste rive,
Como el shiparo[3] en la rivera,
no nos moverán