Ti va di giocare?

di Chiara Africani

Ho iniziato quest’esperienza nel “lontano” Gennaio scorso, e in tutto questo tempo ho avuto la possibilità di scoprire cose nuove, che non facevano parte della mia vita precedente. Qui in Tanzania, precisamente al Kituo cha Tumaini di Ilunda, le cose sono ben diverse, tutto è diverso ma essenziale. Ed è proprio la ricerca dell’essenzialità della vita che mi ha portato a compiere questo viaggio, che ancora sto vivendo.

Un po’ di tempo fa ricevetti una telefonata da mio fratello, il quale mi ha chiamata solo per chiedermi se si poteva comprare una nuova play station. Inizialmente risposi con un semplice e diretto NO, ma poi ho provato a farlo riflettere, dicendogli che i nostri bambini non hanno l’opportunità di comprarsi giochi nuovi, ma, in cambio, hanno la possibilità di crearseli, realizzandone di nuovi ogni giorno, utilizzando la più pazza fantasia. D’altronde il gioco è un’attività fondamentale per tutti i bambini, perché permette loro di crescere e scoprire cose nuove.
Ed è proprio dopo quest’avvenimento che ho deciso di soffermarmi proprio sui loro giochi, sulla loro fantasia e sui loro sorrisi che hanno mentre li utilizzano, scoprendo di aver di fronte bambini felici. Una felicità che non riesco più a trovare nei visi dei bambini del mio paese. Logico non bisogna mai generalizzare, ma questa è stata la mia impressione e se devo dire la più sincera verità questa cosa mi fa anche un po’ vergogna.

Ho cercato di essere felice per molto tempo, e non ci sono mai riuscita e poi arrivo qui, in questo paese molto estraneo a me nel quale mi rendo conto di aver finalmente trovato la felicità, una felicità che desideravo da tanto. E sono proprio queste situazioni che me ne fanno rendere conto. A volte basta veramente poco per essere felici, bisogna solo essere coraggiosi e decisi nel volerlo essere.

Tornando a parlare del gioco, i nostri bambini per crearsene uno utilizzano principalmente oggetti buttati (definibili come la nostra immondizia), che trovano in giro per il centro. Si possono trovare macchinine costruite con un semplice bastone, una bottiglietta d’acqua e dei tappi per le ruote, oppure corde per saltare, realizzate con le semplici guarnizioni dei tappi delle bottiglie, oppure finte videocamere fatte di tronchi e foglie, e chi più ne ha più ne metta. Indubbiamente qui la fantasia non manca e per questi bambini, avvolte, avere una semplice macchinina permette loro di occupare mezza giornata nella maniera più corretta, ovvero giocare. E dopo aver visto quanto per i bambini fosse importante giocare, ci siamo riuniti tutti e sei, noi volontari, e abbiamo pensato di utilizzare i nostri “kipindi” (momenti di animazione) attuando un’attività dedicata al riciclo. Ovvero, si va in giro per il centro, muniti di sacchetti, e si raccoglie tutto ciò che si trova per terra. Una volta terminata la raccolta, tutti i rifiuti vengono presi e valutati, differenziando quelli utili da quelli inutili per poter creare dei giochi, e logicamente sono stati proprio i bambini a compiere questa differenziazione, molto difficile dal momento che per loro TUTTO può essere riutilizzato. E dopo l’attività di riciclo, abbiamo iniziato l’attività di creazione, un’attività che ha visto coinvolti tutti i ragazzi, dal bimbo di due anni al ragazzo di tredici anni, compresi noi che di punto in bianco ci siamo ritrovati ad essere dei bambini. Una delle cose che più mi ha meravigliata è stata che ci siamo trovati davanti ragazzi che si sono messi a nostra disposizione per poterci insegnare come meglio utilizzare i vari oggetti per far sì che ne esca fuori un gioco. Abbiamo utilizzato di tutto, pannocchie di mais, tappi di bottiglie, bastoni di legno, pezzi di stoffa, cerchioni di biciclette, taniche per l’olio, foglie, contenitori del latte in polvere ecc…

Vedendo queste cose penso, che troppo spesso nelle nostre vite ci si sofferma a riflettere su cose abbastanza inutili, tranquillamente ignorabili, ed è solo in questo luogo ed in queste occasioni che una persona ha la possibilità di aprire gli occhi e trovarsi difronte situazioni che dovrebbero farci riflettere, dandoci la possibilità di differenziare ciò che è giusto o sbagliato fare.