Caro diario
di DM
Nei primi giorni di giugno, sono entrato in contatto con l’Africa un po’ più vera di quella che fino ad ora avevo visto a Dar.
Certo, è comunque stata un’esperienza “turistica” (safari ndr.) ma molto più coinvolgente e spontanea dato l’approccio al luogo, alla cultura ed alla (poca) conoscenza della lingua locale.
Durante il viaggio ho attraversato villaggi con case di paglia e fango stabili e durature come le loro vite che posso essere spezzate da una, per noi, banale malattia; ho camminato su strade argillose rosse, come il colore del sangue che siamo ormai abituati a vedere sulle home dei più attuali e svariati social, e come quello del sangue che non vedremo, ma sta in fondo a mar mediterraneo, ho riposto una sigaretta nel pacchetto perchè dei bambini guardavano da dietro un angolo, semi nascosti, e non volevo dar loro questo esempio.
Ogni volta penso a quanti posti, quanti frutti diversi, quanti animali strani, quante persone uniche ci siano nel mondo che io non conosco, o non conosco ancora e quanti non riuscirò mai a vedere.
I paesaggi mi emozionano
Le persone mi emozionano.
Come la bambina piccola che ho davanti sul bus durante le 10 ore di viaggio che servono per raggiungere Dar, che mi guarda e sorride, nel suo vestitino blu mostrandomi i sue due piccoli denti bianchi
Mi sento ricco dei momenti che ho vissuto finora, e mi sento tremendamente affamato di conoscenza e di esperienze.
Ma sono anche abbastanza triste dentro, perché sento su di me il peso dell’egoismo dell’essere umano.
La “nostra” società “moderna ed evoluta” non fa per me, si è troppo persa alla ricerca dell’efficacia e del profitto, dimenticandosi di chi ha poco da offrire all’economia.
Ed è con la consapevolezza di ciò che anche sorridere alla bambina che sta davanti a me sul bus, nel suo vestitino blu e con i suoi due piccoli denti bianchi in bella mostra, non è più così bello.
L’Africa è selvaggia.
La vita è una possibilità che ci è stata concessa, che sia dalla genetica, dall’evoluzione o da un Dio, poco importa; importa come decidiamo di utilizzare la nostra ignota quantità di tempo a disposizione.
Ogni mattina in Africa sia il leone che la gazzella si svegliano, ed entrambi corrono.
Ogni mattina in Africa, indipendentemente dalla TUA corsa, e da chiunque tu sia, da qualche parte una gazzella morirà.
E tu non puoi farci nulla, perché in fondo tu hai corso per salvare te stesso.
Sono cresciuto in Sicilia, e sebbene non abbia mai avuto una grande passione per la pesca, conosco la storia del pesce spada.
Quando l’esemplare maschio del pesce spada viene catturato non succede nulla di eccezionale; ma se ad essere catturato è l’esemplare femmina, allora avviene qualcosa di inconsueto: mentre la femmina, dopo essere stata arpionata, viene trascinata verso l’imbarcazione, il maschio le rimane vicino, iniziando a nuotarle intorno.
In questo modo però anche lui viene catturato.
Ed è forse questo che siamo un po’ chiamati a fare anche noi qui, siamo chiamati alla presenza, chiamati ad esserci in qualsiasi situazione, anche se non abbiamo la possibilità di cambiare lo stato delle cose.
Chiamati a stare accanto a bambini di pochi anni che non hanno la cognizione del momento, di dove si trovano e sopratutto del perchè si trovano qua.
Non sanno di avere dei problemi fisici, di essere autistici, di avere dei deficit mentali e non si rendono nemmeno conto dell’immensa quantità di bava che cola costantemente dalle loro bocche aperte come se fossero sempre stupiti da qualcosa di bello, come potrebbero rendersi conto di tutto il resto?
Come potrebbero rendersi conto di me, della mia presenza e della mia sofferenza nello sforzo per entrare in contatto con loro?
Di recente ho svolto una visita a domicilio, e nel rientro le operatrici che accompagnavo hanno percorso un’altra strada, che non avevo mai visto sebbene a pochi metri dalla strada principale.
E quello che ho scoperto è qui raccontato.
Il paradiso è nero
come il fumo dei chilometri percorsi in un metro di circonferenza
il paradiso è sporco
e puzza di fogna e monousi in fiamme
che strizzano e asciugano gli occhi
il paradiso è dietro casa
ha vicoli stretti ed usci senza porte
che danno su claustrofobici tuguri
il paradiso te lo porti addosso quando ne esci.
Ho sporcato i piedi di paradiso
nero
come la cloaca ed i tuoi occhi spenti
che non illuminano abbastanza la tua povertà.
Caro diario, io continuo a nuotare in tondo e non sapendo come andrà a finire, spero che il mio nuotare possa in qualche modo essere utile.