Maisha ni safari, la vita è un viaggio.
di Irene Freni, sede di Wanging'ombe
La Tanzania si è aperta, sotto il nostro sguardo di civilisti in servizio, posticcia ed artefatta nelle forme urbane di Dar, create su misura per il turista di passaggio verso Zanzibar, per l’uomo d’affari o di governo che deve concludere, per chi ha bisogno di una capitale e di una dimensione avulsa ed estranea a quella del resto del paese.La Tanzania vera è lì che aspetta una cinquantina di km fuori, dove il costruito lascia spazio al vuoto, il cemento alla terra scura d’Africa ed il tempo torna a scorrere nel ritmo proprio delle cose, e non degli uomini.
Tempo. Parola più che mai densa qui.
Dopo venti giorni in terra tanzaniana mi rendo conto che ciò che in assoluto catalizza più l’attenzione dei bambini è il mio orologio in plastica, difficilmente credo per il suo valore materiale, quanto per il significato paradossale che possiede al loro sguardo.
Ed il loro gioco preferito è spostare le lancette in una direzione del tutto casuale, con una certa ebbra e divertita aria di noncuranza.
In più, qui, le ore iniziano ad essere contate con il sorgere del sole. Le sette di mattina sono la prima ora, le sei di sera, quando il sole tramonta, l’ultima prima di riniziare il conto con quelle notturne.
Forse, e costruita ad hoc, è una mia privatissima lettura personale della cosa, ma riesco a leggerci dietro una netta ed emblematica lezione. Il tempo qui ha il senso di strumento e non di fine.
E’ ciò che fa crescere il mais, che fa arrivare la stagione delle piogge come una benedizione, che rende i bambini dell’orfanotrofio pronti e maturi per tornare alla loro casa; non è, come da noi, quello da accumulare in secondi per poter depennare con una riga gli obiettivi scanditi al millesimo secondo della ‘to do list’ del giorno [senza per altro che si riesca a ricordare la sera quali fossero].
Ci avevano detto che i primi sei mesi qui non avremmo dovuto avere retta di capire, di voler fare, di rivoluzionare, ed io, di base, sono una sanguigna, assolutamente incapace di stare ferma, corro corro, corro sempre.
Quello che so per certo che questa terra e questo anno mi-ci insegneranno, e già ci stanno insegnando, è il valore del tempo, il senso della lentezza, la determinazione di chi non ha fretta.
Impareremo a fare nostra la lucidità di chi guarda lontano ma sa fermarsi per cogliere il dettaglio, la serenità di chi sa che ciò che conta è il percorso e non la meta.
‘Maisha ni safari’ dicono qui. ‘La vita è un viaggio’.
E’ senza fretta e senza ansie dunque, che ci prepariamo a vivere questa tappa dei nostri viaggi, certi che il Tempo, gli incontri, l’Africa, faranno il resto.